Andrea Grillenzoni, in arte Grillo, e Andrea Rossetto, affermati fumettisti e collaboratori della Federazione Esperantista Italiana in vari progetti, intepretano con le loro consuete maestria ed arguzia le 16 regole della grammatica dell'esperanto, germe delle lingua internazionale creata da Ludwik Lejzer Zamenhof.
Non esiste l'articolo indeterminativo; esiste solo l'articolo determinativo "la", invariante per genere, caso e numero.
I sostantivi si formano aggiungendo una "o" alla radice. Il plurale si forma aggiungendo la terminazione "j" alla forma singolare. L'accusativo si forma aggiungendo "n" dopo la terminazione del sostantivo, singolare o plurale. Gli altri casi grammaticali si esprimono tramite preposizioni.
Gli aggettivi si formano aggiungendo una "a" alla radice; essi si declinano in caso e in numero come i sostantivi. Il comparativo è retto dalla preposizione "pli", il superlativo da "plej".
I numerali sono unu, du, tri, kvar, kvin, ses, sep, ok, naú, dek, cent, mil. Le decine e le centinaia si formano per apposizione dei numerali fondamentali. Gli aggettivi ordinali si formano con l'aggiunta della terminazione aggettivale "a" ("an" all'accusativo).
I pronomi personali sono mi, vi, li, ŝi, ĝi, si, ni, ili, oni. I pronomi possessivi sono caratterizzati dalla terminazione aggettivale "a" ("an" all'accusativo).
I verbi sono invarianti per persona o numero.Il presente termina in "as", il passato remoto in "is", il futuro semplice in "os", il condizionale presente in "us", l'imperativo presente in "u", l'infinito presente in "i". Esistono inoltre suffissi per i participi attivi ("ant", "int", "ont") e passivi ("at", "it", "ot"). Il complemento d'agente o di causa efficiente è introdotto dalla preposizione "de".
Gli avverbi si formano aggiungendo una "e" alla radice.
Le preposizioni reggono il nominativo.
Ogni parola si legge così come è scritta.
Nelle parole di più di una sillaba, l'accento cade sempre sulla penultima (ovvero sulla penultima vocale).
Le parole composte si formano per semplice apposizione di radici; la parola più importante va alla fine.
La doppia negazione afferma.
Il moto a luogo è reso tramite la terminazione "n".
Ogni preposizione ha un significato determinato. La preposizione generica "je" è l'unica ad esserne priva.
Le parole straniere si possono utilizzare senza variazioni, purché opportunamente traslitterate nell'alfabeto dell'esperanto e dotate delle opportune terminazioni.
La terminazione "o" dei sostantivi e la "a" dell'articolo "la" possono essere, in determinate situazioni, sostituite da un apostrofo, per motivi di eufonia.
Le 16 regole dell'esperanto sono una riduzione ai minimi termini delle regole grammaticali della lingua esperanto. Vennero originariamente pubblicate il 26 luglio 1887 dall'ideatore dell'esperanto, Ludwik Lejzer Zamenhof, all'interno dell'Unua Libro, in francese, inglese, russo, tedesco e polacco.
L'Unua Libro (Primo Libro) fu la prima pubblicazione a descrivere la lingua ausiliaria internazionale esperanto (allora conosciuta come lingvo internacia, "lingua internazionale"). Fu pubblicato inizialmente in russo il 26 luglio 1887, e in seguito ripubblicato nuovamente in russo nel 1888, in ebraico nel 1889 e successivamente in polacco, francese, tedesco e inglese.
Il libretto includeva una versione in esperanto del Padre Nostro, alcuni versi della Bibbia, un modello di lettera, due poesie originali (Mia penso e Ho, mia kor'), le sedici regole grammaticali della lingua e 900 radici del vocabolario. Zamenhof dichiarò: «una lingua internazionale, come una nazionale, è proprietà di tutti».
Zamenhof firmò il lavoro con lo pseudonimo di "Doktoro Esperanto", ovvero "Dottore che spera"; in seguito, tale nome verrà adottato come nome della stessa lingua.
Il Fundamento de Esperanto (in italiano, "Fondamento dell'Esperanto") è un libro di L.L. Zamenhof, pubblicato nella primavera del 1905 e ufficializzato il 9 agosto 1905 come quarto articolo della Dichiarazione di Boulogne al primo congresso mondiale di esperanto tenutosi a Boulogne-sur-Mer, in Francia. Il suo carattere di immutabilità, accettato da tutti gli esperantisti, ne fa un punto di riferimento importantissimo e mette al riparo la lingua da qualsiasi tentativo di stravolgimento.
Zamenhof dichiarò, durante il suddetto congresso: «Le uniche basi della lingua esperanto fisse per tutti gli esperantisti, che nessuno ha il diritto di cambiare, sono il piccolo lavoro Fundamento de Esperanto. Se qualcuno non concorda con le regole e i modelli dati nella suddetta opera, non potrà mai giustificarsi con le parole "così desidera o consiglia l'autore dell'esperanto". Tutti gli esperantisti hanno il diritto di esprimere le loro idee, che non siano già ben espresse dal materiale presente nel Fundamento de Esperanto, nella maniera ritenuta più corretta, come è giusto che sia per ogni altra lingua. Tuttavia, per l'unità della lingua per tutti gli esperantisti, viene raccomandato di imitare il più possibile lo stile che si può trovare nelle opere del creatore dell'esperanto, che ci ha lavorato per più tempo e conosce meglio il suo spirito».
Il Fundamento comprende quattro parti: una prefazione (Antaŭparolo), una grammatica (Gramatiko), una raccolta di esercizi (Ekzercaro) e un "dizionario universale" (Universala Vortaro). Ad eccezione della prefazione, quasi tutto nel Fundamento proviene direttamente dai lavori iniziali di Zamenhof.